The Rider – Il sogno di un cowboy

Mer 13/11 ore 20.30
Gio 14/11 ore 20.30
Ven 15/11 ore 20.30

Cineforum, ingresso anche con biglietto.
Mercoledì VO sottotitolata in italiano.

Un film di Chloé Zhao. Con Brady Jandreau, Mooney, Tim Jandreau, Lilly Jandreau, Leroy Pourier.
Drammatico, durata 105 min. – USA 2017.

“Tra favola contemplativa e film sociale, l’epopea di un giovane cowboy alla riconquista del proprio destino.”

Nella riserva di Pine Ridge, nel South Dakota, Brady Blackburn addestra cavalli selvaggi. Giovane cowboy e stella nascente del rodeo, apprende dal suo medico di non poter più cavalcare. Una brutta caduta lo ha disarcionato per sempre, sfondandogli il cranio in maniera quasi fatale. A fianco della sorellina, affetta dalla sindrome di Asperger, e in lotta col padre piegato dal lavoro e dalle responsabilità, cerca una nuova ragione di vita in un Paese che non fa sconti.
Nato e cresciuto in quella riserva, Brady è un cowboy Lakota, il giovane rappresentante di una comunità costituitasi attorno alla passione per i cavalli, che cavalcano con le piume sui loro Stetson in onore degli antenati. La regista l’ha osservata a lungo prima di comporre una ballata centrata su Brady e inscritta nella tradizione western, dove gli attori, non professionisti, interpretano personaggi conformi al loro vissuto.
Dentro paesaggi sublimi, filmati sempre all’alba o al tramonto per dare colore a esistenze che ne mancano crudelmente, l’autrice, cinese traslocata a New York, racconta un’epopea autobiografica: la storia di un ventenne che deve reinventarsi a causa di un incidente. Riparato con una placca di metallo, quella ‘toppa’ in testa gli impedisce di tornare in sella e di corrispondere all’immagine ideale del cowboy. Brady non riesce a chiudere con la sua vecchia vita ma è costretto a riconsiderarla dentro un film di passaggio e in attesa di una scelta definitiva.
Senza forzare la mano sulla drammaturgia e muovendosi intorno a un materiale documentario, The Rider è una lenta presa di coscienza di un ragazzo in simbiosi con la natura e con la storia di una terra marcata dal massacro dei Sioux (1890) sulle rive di ‘un altro Sand Creek’.
Brady Jandreau, che incarna le illusioni perdute come i tormenti del suo popolo, esita, persevera e poi rinuncia in un western del XXI secolo che a dispetto del titolo non contempla mai una scena di galoppo, a parte quella onirica dell’epilogo. Le cavalcate eroiche non sono ormai che vecchie storie da raccontarsi intorno al fuoco o bravate di un passato prossimo da riguardare in rete. Il western, che ha ceduto armi e redini negli anni Settanta, si fa epopea rovesciata nel film di Chloé Zhao, un affresco di zoppi esistenziali, l’evocazione di un continente mitologico in pieno naufragio.
Lo sport locale oggi è il rodeo. Giovani e adolescenti montano a cavalcioni stalloni o tori furiosi provando ad abbattere il record precedente prima di essere disarcionati con violenza. Alcuni diventano eroi, altri finiscono sulla sedia a rotelle.
A cavallo tra finzione e documentario, tra favola contemplativa e film sociale, The Rider si muove intorno alla guarigione di un ragazzo in crisi e di una comunità ai margini della società americana, filmando il dramma quotidiano come una norma, uno stato di fatto. Senza lacrime o accenti di denuncia, la regista si concentra su tutti quelli che restano fuori dal sogno americano.
L’impasse di Brady, incapace di riconvertirsi in impiegato del supermercato e tentato a costo della vita dall’unica cosa che gli riesce bene, mette in evidenza l’inadeguatezza degli Stati Uniti e di molte economie sviluppate a offrire un’educazione e un piano inclusivo alla gioventù indigente. Nelle terre del western, in quell’orizzonte mitico dove gli indiani sono diventati cowboy e l’ultima sorgente di felicità è l’origine stessa del male che martirizza i nostri eroi, gli uomini sono oramai condannati a un’erranza immobile.
Dichiarazione politica, soffio artistico e gesto d’amore, The Rider è un western di cavalieri a terra che si rialzano, meno performanti ma più accaniti nel provare a riprendersi in mano il proprio destino e a definire cosa significhi essere un uomo nel cuore dell’America. (mymovies)