Mer 23/1 ore 20.30
Gio 24/1 ore 20.30
Ven 25/1 ore 20.30
Cineforum primo ciclo, ingresso anche con biglietto.
Mercoledì proiezione in lingua originale sottotitolata in italiano.
Un film di Kirill Serebrennikov. Con Teo Yoo, Irina Starshenbaum, Roman Bilyk.
Biografico, durata 126 min. – Russia, Francia 2018.
“Un film impressionista, tra storia e leggenda, energia della musica e romanticismo delle immagini.”
Viktor incontra la prima volta Mike e Natasha, un giorno d’estate (“leto” in russo). Mike ha già una discreta notorietà come cantante e una passione messianica per la musica rock – Beatles, Iggy Pop, Blondy, Lou Reed, Bowie – che la Russia sovietica cerca di tenere fuori dalla porta. Viktor è meno solare, molto espressivo, già post punk. Mike ne riconosce il talento, trova un nome per la sua band, Garin i giperboloidy, e lo aiuta a registrare e far conoscere la sua musica. Ma il fascino di Viktor colpisce anche Natasha, moglie di Mike e madre di suo figlio.
Un periodo e un’aria cui oggi Serebrennikov guarda con nostalgia, e tanto basterebbe per esaurire l’argomento politico del film (finanziato interamente con fondi privati, non governativi, grazie ad una coproduzione francorussa).
Un bianco e nero nouvelle vague e un’interprete che assomiglia ad una giovanissima Anna Karina rendono la temperatura della giovinezza, dell’amicizia e della libertà, propria di un’età, breve e irripetibile, e anche di un’età del cinema, mentre una serie di interventi grafici, di graffi e animazioni pop, punteggiando il film di sequenze-videoclip, di cui non si manca però di sottolineare la natura immaginaria (“questo non è mai successo”).
Il triangolo amoroso, composto, oltre che da Irina Starshenbaum, dal cantante Roma Zver e dall’attore tedesco-coreano Teo Yoo, è disteso lungo l’intera durata (non breve) del film, eppure leggero, appena accennato, utile a fornire uno scheletro sentimentale ad un’opera che ha per titolo una stagione e dunque per oggetto una partecipazione collettiva, e nella quale la musica, quella di Coj e quella che ha fatto la storia del rock, ha un ruolo di primo piano.
In questo La la land d’oltre cortina, infatti, il dialogo tra immagine e sonoro è fitto e brillante, anche se non tiene sempre abbastanza conto del pubblico: Serebrennikov sembra a volte procedere per la sua strada, compiaciuto della sua reinvenzione visiva, senza porsi il problema di stare cantando da solo. La consapevolezza che il sipario sta per calare, sui Kino e sul sogno di libertà, getta però sul film un’ombra di malinconia che arricchisce quel dialogo di un sottotesto più amaro e profondo. (mymovies)