La caduta dell’impero americano

Mer 25/9 ore 20.30
Gio 26/9 ore 20.30
Ven 27/9 ore 20.30

Cineforum, primo ciclo – Ingresso anche con biglietto, tessere in vendita in cassa.

Un film di Denys Arcand. Con Alexandre Landry, Maripier Morin, Remy Girard, Louis Morissette, Maxim Roy.
Commedia, durata 127 min. – Canada 2018.

“Arcand chiude la trilogia con un film in linea con i precedenti, ma questa volta è la commedia ad avere la meglio.”

C’è del marcio in Canada, anche se a noi sembra un’isola felice, guidata da un primo ministro bello, simpatico e illuminato, pieno di gente sorridente e di fantasia nello sfruttare in ogni modo la pianta nazionale, l’acero. È proprio vero che la distanza può rendere strabici, almeno è quanto pensa da decenni uno degli autori della vecchia scuola del cinema che viene dal Quebec, Denys Arcand, premiato a Cannes e agli Oscar, vera anima riconoscibile all’estero del cinema canadese francofono. Cattolico, sempre rimasto nel suo paese, sospeso fra l’ingombrante vicino statunitense e la vicinanza culturale con l’Europa, Arcand si fece conoscere nel mondo con Il declino dell’Impero Americano. Una commedia amara sul perbenismo di facciata di un gruppo di intellettuali e delle loro rispettive mogli, alle prese con l’interrogativo: l’esasperata caccia alla felicità personale, caratteristica della nostra società, non sarà per caso storicamente legata all’iniziale declino dell’impero americano?
Occasione per notare le qualità di un autore capace di costruire dialoghi brillanti e cinici, in cui l’arguzia è spesso ammantata di disincanto e un nostalgico rammarico che viene esplicitato nel suo seguito, Le invasioni barbariche (2003), maggior successo all’epoca in patria, vincitore dell’oscar per il miglior film straniero, che ripresenta buona parte degli attori del primo capitolo, a quasi vent’anni di distanza e con l’irruzione non già solo della morte di una società, ma anche del protagonista di entrambi i film, ormai alle ultime settimane della sua battaglia contro un cancro invincibile. L’eutanasia è un tema centrale del film, con la morte fisica che si contrappone alla morte delle ideologie e della speranza in un mondo illuminato liberista e capitalista.
Proprio l’aspetto economico e finanziario è al centro di questo nuovo episodio della saga ambientata a Montreal, La caduta dell’Impero Americano, qausi un ritratto post apocalittico di un’umanità che ha toccato il fondo; un seguito solo tematico, allontanandosi dai personaggi degli altri film. È il denaro, qui, l’unico rimasto motore delle azioni della società contemporanea, addirittura l’intelligenza viene definita un grosso problema, in una bella scena iniziale in cui il protagonista, un dottorato in filosofia e un’esistenza materialmente misera come corriere espresso, confida alla presto ex fidanzata come il mondo sia di chi non è intelligente e riesce a sopportarlo, o peggio a credere fortemente in valori e dinamiche banali, riuscendo in questo modo a ottenere successi economici.
Pierre Paul è una reminiscenza della formazione cattolica di Arcand, rappresenta quasi un apostolo della novella, ormai non più lieta ma disillusa. Pietro e Paolo insieme, fa del volontariato e pensa che ‘in fondo la gente sia buona’. Un giorno è testimone di una rapina e rimane con due morti accanto al suo furgone, nessun testimone, e due sacchi pieni zeppi di milioni di dollari canadesi. La tentazione lo mette alla prova, sotto forma di un vita diversa e finalmente agiata, con la scusa pronta di poter cambiare l’esistenza anche di tanti senza fissa dimora che aiuta ogni settimana. A quel punto potrebbe sistemare anche la sfera sessuale, siamo pur sempre nella serie partita con pruriginose confidenze erotiche, innamorandosi a prima vista di una splendida escort dal tariffario stellare. Tanto per aggiungere riferimenti alle Scritture, insomma, con la polizia che inizia a sospettare di lui, mentre la potente gang proprietaria dei soldi si sta muovendo per recuperarli.
Una parabola morale su una società ormai totalmente corrotta, in cui le istituzioni, e chi le rappresenta, siano quelle economiche, finanziarie o politiche, sono piene di cancrena da ancien régime. Il disincanto di Arcand lo porta a cambiare ancora una volta genere, usando i canoni del crime thriller, per affrontare i suoi temi e mettere al centro un povero Cristo illuminato dalla tentazione, fra un’irresistibile umanità dei personaggi marginali e un cinismo ormai dilagante. La caduta dell’impero Americano trasuda un’ironia più o meno sotterranea, avvertimenti morali e l’invito a non fermarsi mai alle apparenze, non avendo nulla da perdere in una società ormai in crisi irreversibile. (Comingsoon)