Sab 5/11 ore 20.30
Dom 6/11 ore 20.30
Lun 7/11 ore 20.30
Un film di Pif. Con Pif, Andrea Di Stefano, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna, Miriam Leone. Drammatico, durata 99 min. – Italia 2016.
“Una commedia che nasconde una visione indignata della realtà italiana passata e presente, con particolare attenzione allo strapotere mafioso in Sicilia.”
New York 1943. Mentre il mondo è nel pieno della seconda guerra mondiale, Arturo vive la sua travagliata storia d’amore con Flora. I due si amano, ma lei è promessa sposa al figlio di un importante boss. Per convolare a nozze, il nostro protagonista deve ottenere il sì del padre della sua amata che vive in un paesino siciliano. Arturo, giovane e squattrinato, ha un solo modo per raggiungere l’isola: arruolarsi nell’esercito americano che si prepara per lo sbarco in Sicilia: l’evento che cambierà per sempre la storia della Sicilia, dell’Italia e della Mafia.
Smettetela di chiamare Pierfrancesco Diliberto in arte Pif il Forrest Gump italiano, anche se gli sceneggiatori Astori e Martani riconoscono il debito con il personaggio di Tom Hanks compitamente seduto su una panchina alla fermata dell’autobus. Smettetela di trovare troppe somiglianze fra il ragazzo siciliano arrabbiato e il tipo con la scatola di cioccolatini sulle ginocchia, perché se entrambi parlano con un accento del sud e guardano al mondo con incanto, nell’interpretazione delle umane cose da parte del regista de La mafia uccide solo d’estate ci sono una lucidità sconosciuta al ragazzotto dell’Alabama dal basso QI e una precisione e preparazione maniacale che producono stille di verità e si trasformano in un’autenticità inconfutabile e perciò alla fine urticante, annichilente, che toglie il respiro come un pugno indirizzato allo stomaco.
Prequel ideale de La mafia, In guerra per amore sottolinea ancora una volta la passione del regista per “il tempo che fu”, per un passato che si lascia indagare più facilmente e oggettivamente del presente, oggetto di tanti instant-movie che per il nostro sono come corpi estranei. Perché diciamocelo: Pif è bravo, anzi bravissimo, quando comincia i suoi racconti con un “c’era una volta” ammantato di realismo poetico e li chiude compiutamentecon una nota stonata, un lieto fine in cui il lo zucchero diventa sale, un po’ come succede nella vita e come succedeva nelle grandi commedie all’italiana.
E a proposito di grandi commedie all’italiana, è certamente a Tutti a casa che pensiamo seguendo la disavventura, fra USA e Trinacria, del soldato Arturo che partecipa allo sbarco in Sicilia per andare a chiedere la mano dell’amata Flora. Ma a ben guardare Pif non è poi così vicino a Comencini. Il fine è un altro, così come le dinamiche fra i personaggi e il tono. Quella che all’inizio sembra una favola millantata come una storia di emozioni ed esplosioni fra una New York che sa chiaramente di Cinecittà e una Sicilia di struggente bellezza cartolinesca è infatti una lenta progressione verso un’agghiacciante consapevolezza che tinge ogni cosa dei colori della paura, e quando ai mafiosi del paesino in cui gli americani approdano vengono distribuite (a mo’ di tavolette di cioccolata) cariche politiche, è all’ascesa di Cetto La Qualunque che paradossalmente andiamo con la mente, ricordandoci però che questa è la realtà.
Che arrivi dal cielo in groppa a un asino o prenda le parti di una coppia di poveracci che rischia il carcere, l’Arturo/Candide in cui Pierfrancesco sceglie di calarsi si distingue certamente dai più per sguardo poetico e innato romanticismo, però in fondo rappresenta tutti noi, che dormiamo placidamente nelle nostre confort-zone finché qualcuno non ci tira una bella secchiata d’acqua, collegando i fili del circuito, unendo i puntini dall’uno al cinquanta. E se per Pif la guerra è un grande contenitore di situazioni avvincenti, per noi, stavolta, è l’impercettibile attimo dello “sliding doors“, del disastro che poteva essere evitato. Il resto è storia, la Grande Storia, vista attraverso gli occhi di un artista che piccolo proprio non è.