Sab 20/1 ore 20.30
Dom 21/1 ore 20.30
Lun 22/1 ore 20.30
Un film di Riccardo Milani. Con Paola Cortellesi, Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Luca Angeletti, Antonio D’Ausilio.
Commedia, durata 98 min. – Italia 2018.
“Una storia sulla complessa comunicazione di due mondi che non hanno più la pazienza di conoscersi.”
La commedia italiana è arrivata da tempo a un punto morto; se solo ci fosse maggiore lungimiranza e coraggio da parte dei produttori sarebbe occasione, non da oggi, per un rinnovamento sostanziale, per un superamento dell’ormai esausta segmentazione da sketch televisivo. La commedia dovrebbe permettersi, come ogni altra storia, una sceneggiatura compiuta in cui il cinema con tutte le sue armi, anche formali, possa accompagnare idee e personaggi strutturati, non solo aforismi o freddure più o meno divertenti.
Un percorso intrapreso con buoni risultati da Paolo Virzi, mentre Riccardo Milani è un altro dei registi del genere che cerca di non dimenticare il peso della tradizione della commedia sociale, lui che ha anche collaborato in passato con Monicelli.
Il suo nuovo film, Come un gatto in tangenziale, si trova un po’ nel guado di questo cammino, legandosi ancora a una molto consueta contrapposizione fra universi lontani – questa volta non sud contro nord, ma borghesi contro borgatari -, riuscendo però a non fermarsi alla battuta, costruendo invece con sensibilità una storia sulla complessa comunicazione di due mondi che non hanno più la pazienza di conoscersi. Per farlo si è messo con umiltà al lavoro, frequentando quelle periferie di cui molti parlano per sentito dire, riservando le stoccate più taglienti a quel mondo borghese – qualcuno definirebbe radical chic – che conosce meglio.
Il tutto, però, senza dimenticarsi la funzione principale di una commedia delle feste, far ridere. Per questo il merito è molto dei due protagonisti, Paola Cortellesi e Antonio Albanese, la cui intesa è stata perfezionata nel film precedente, Mamma o papà?, rendendoli ormai capaci di giocare sugli sguardi e l’azione e reazione fisica con una coreografia efficace. Monica vive nella periferia problematica romana di Bastogi, Giovanni in un sontuoso appartamento del centro. I loro universi si incontrano solo perché i figli appena adolescenti iniziano a uscire insieme.
La Cortellesi riesce a disinnescare la possibile critica su ‘come quelli di sinistra del cinema guardano le periferie’, grazie una performance (tra le sue migliori al cinema) a tratti esilarante, ma piena di quell’umanità e amore per il personaggio che hanno in passato fatto la fortuna della commedia italiana degli anni d’oro. La sequenza di un pomeriggio in una villa molto bohémien di Capalbio, con i piedi nudi come elemento distintivo di auto consapevolezza e fusione o meno con l’habitat, dovrebbe essere il punto di (ri)partenza per una commedia che sa anche stare zitta, ignorando il brusio di fondo, facendo parlare le immagini.
Albanese lavora in grande sottrazione e dimostra la capacità di rappresentare un mondo anche solo con uno sguardo, mentre particolarmente divertente è lo spaesamento dell’eterea e fasulla Sonia Bergamasco alle prese con ‘la vita reale’. Non tutto funziona a dovere, talvolta si entra nel terreno della macchietta, come con il personaggio di Claudio Amendola, ma è un passo importante verso la sfida che attende la commedia italiana dei prossimi anni: uscire dalla propria zona protetta, portando anche il pubblico a farlo, o arenarsi in acque stagnanti. (comingsoon)