«È una storia che è stata dimenticata, abbiamo voluto fare in modo che non si perdesse». Così il regista Denis Dellai introduce «800 giorni», il film – in fase di realizzazione – liberamente ispirato alla vicenda dell’arzignanese Carlo Celadon che, alla fine degli anni Ottanta, fu vittima di uno dei più lunghi sequestri a scopo di lucro operati dall’Anonima Sequestri calabrese.
Venerdì alla Mostra del Cinema di Venezia, nello spazio della Regione Veneto all’hotel Excelsior, è stato presentato tra i film e progetti della Vicenza Film Commission a 20 anni dalla nascita.«Abbiamo scelto di raccontare la storia dal punto di vista della fidanzata di Celadon, Maria – spiega lo sceneggiatore Giacomo Turbian – È lei il personaggio principale, la figura femminile diventa il motore della vicenda per descrivere quella terribile prigionia, pesante e dolorosa. Quando Celadon tornò a casa, aveva perso 30 chili». Il film è in lavorazione dall’autunno 2020, è il terzo lungometraggio di Dellai: si svolge tra il Vicentino e l’Aspromonte, in un periodo che va dal 1988 al 1990. Molto curata l’ambientazione storica e del costumi dell’epoca, con il contributo di collezionisti e appassionati per rievocare anche il mondo della comunicazione di quegli anni, giornali e radio private, del quale fecero parte proprio in quel periodo lo stesso regista e altre figure del cast.
«830 giorni trascorsi in un buco sono un dramma anche difficile da immaginare – sottolinea il regista Dellai –, il film vuole far riflettere e ricordare un periodo drammatico per il vicentino». Giovani interpreti (come Marta dal Santo, vicentina, nel ruolo di Maria) cui si sommano il padovano Vasco Mirandola («Mediterraneo» di Salvatores, «Notte italiana» di Mazzacurati) e il thienese Davide Dolores (apparso in tv ne «Il commissario Montalbano». (Corriere del Veneto)