The Whale

Acquista biglietti online


Ven 10/3 ore 20.30
Sab 11/3 ore 20.30
Dom 12/3 ore 17.30
Lun 13/3 ore 20.30 VOS

Un film di Darren Aronofsky. Con Brendan Fraser, Sadie Sink, Hong Chau, Ty Simpkins.
Drammatico, durata 117 min. – USA 2022.

“Un Brendan Fraser straordinario in un film che colpisce al cuore.”

Dolore ed emozione. Di questo parlerà la nostra recensione di The Whale. Ma anche di grande cinema, perché questo rappresenta il film di Darren Aronofsky presentato alla 79esima Mostra di Venezia, un cinema capace di travolgere e coinvolgere i suoi spettatori, immergendoli nella sofferenza della vita del protagonista Charlie, grazie a scelte di regia, scrittura accorta e prove attorniati di livello eccelso. Il risultato è un film che rinuncia alle esplosioni visive che avevano caratterizzato Madre!, per esempio, ma colpisce ed emoziona, e che al termine della proiezione stampa veneziana ha raccolto l’applauso più lungo, convinto e commosso.
Ma cosa ci racconta il nuovo film di Darren Aronofsky? The Whale parla di dolore, di un dolore troppo grande per poterlo gestire e tollerare, ma anche di errori che non si riesce a perdonarsi e lasciano il cuore segnato dal tormento. Lo fa concentrandosi su Charlie, un solitario insegnante di una scuola online che soffre di una seria forma di obesità, una condizione che lo vincola e limita, che lo costringe a vivere una vita statica e reclusa, per impossibilità e vergogna di mostrarsi. Persino la webcam è spenta nel corso dei suoi corsi online, per impedire ai suoi studenti di vederlo e giudicarlo. Charlie sente che la fine si avvicina, che la sua condizione è troppo seria e fuori controllo, ma spera in un’unica importante possibilità di redenzione: riuscire a riallacciare i rapporti con la figlia adolescente, con la quale non ha contatti da otto anni.
hi scrive non è mai riuscito a rivedere Requiem for a Dream dopo la prima sofferta visione, perché fa troppo male. E pari è la partecipazione che suscita The Whale, un film che ci accoglie e poi imprigiona tra le quattro mura della casa di Charlie, un unico set, un’unica location che diventa nido e prigione. Enfatizza questo concetto il formato video scelto, un 4:3 che ingabbia personaggi e situazioni, rendendo tutto opprimente e asfissiante, così come influiscono l’illuminazione della scena o la pioggia che accompagna le giornate di Charlie, colonna sonora quasi costante e opprimente.
La regia di Aronofsky è statica quanto Charlie. Solida, concreta, pacata come i movimenti del protagonista, limitati dalla zavorra del suo stesso corpo. La camera lo indaga senza eccedere in virtuosismi, ma scruta attenta ogni dettaglio e ogni impercettibile movimento, ogni sguardo e incertezza, facendoci percepire la sofferenza della vita del protagonista.
Avevamo intuito la trasformazione fisica di Brendan Fraser sin dalla prima immagine diffusa, frutto di un lavoro di makeup imponente e perfetto, ma non potevamo immaginare quella interiore: l’attore diventa Charlie, dimostra ogni chilogrammo del suo peso così importante, recita soprattutto con gli occhi e con lo sguardo veicola le ferite dalle quali l’animo del personaggio non riesce a guarire. Si dice di tanto in tanto che per un attore è arrivato il ruolo della vita e questo può esserlo per un Brendan Fraser perfetto, capace di trasformarsi, di ingrassare pur non facendolo materialmente, di provare dolore e rimpianti così intensi e palpabili da comunicarli agli spettatori di The Whale. (movieplayer)