Un film di Pietro Marcello. Con Juliette Jouan, Raphaël Thierry, Noémie Lvovsky, Louis Garrel.
Drammatico, durata 100 min. – Francia, Italia 2022.
“Una fiaba semplice e antica raccontata secondo codici scomparsi, con gentilezza ed empatia.”
Il soldato Raphael torna dalla Grande guerra al suo villaggio normanno, identificandosi come “l’uomo di Marie”. Marie non c’è più, ma c’è una bambina di cui Raphael ignorava l’esistenza: è sua figlia Juliette, che diventerà la sua ragione di vita. Per lei l’uomo ricomincerà a fare il falegname, dimostrandosi l’artigiano migliore della zona e un eccellente intagliatore. Ad aiutarlo c’è Madame Adeline, una vedova di buon cuore che accoglie entrambi nella sua fattoria. Ma Raphael, Juliette e Madame Adeline non sono ben visti nel villaggio, che considera l’uomo colpevole di omissione di soccorso, e le donne due streghe – come ogni “femmina non addomesticata”. Il loro è tuttavia un percorso di speranza, in attesa del passaggio delle vele scarlatte pronosticato a Juliette dalla maga del paese.
La sceneggiatura è cofirmata da due scrittori, il consueto sodale Maurizio Braucci e l’autrice francese Geneviève Brisac, oltre alla giovane sceneggiatrice d’oltralpe Maud Ameline.
Le vele scarlatte è il primo film francese di Marcello e si cala profondamente nell’estetica della Normandia dei primi del Novecento, fino ad estendere la grana delle immagini d’archivio a quelle realizzate dal direttore della fotografia Marco Graziaplena (ma a manovrare la cinepresa c’è come sempre il regista cadreur). Maria Giménez Cavallo, già collaboratrice di Abdellatif Kechiche e Marco Graziaplena per il dittico Mektoub, My Love e per Futura del trio Marcello-Munzi-Rohrwacher, firma la “direzione artistica”.
Tutta l’iconografia di Le vele scarlatte è fedele ad un mondo scomparso e una società che Juliette vuole trascendere, anticipando quell’emancipazione femminile lontana a venire, perché la maga le ha detto che “se sei una femmina soprattutto non tremare davanti al drago”. La dimensione del racconto è avventurosa (come il nome della casa di produzione di Marcello, Sara Fgaier e Gianfranco Rosi), con tanto di pilota temerario sulla macchina volante dal volto antico e romantico dell’onnipresente Louis Garrell.
Nei panni di Juliette c’è un’attrice esordiente, Juliette Jovan, ma a reggere tutta l’architettura narrativa sono Raphael Thiéry e Noemie Lvovsky nei panni di Raphael e Adeline: non solo due interpreti ma due formidabili presenze cinematografiche. E il cammeo di Yolande Moreau nei panni della maga si concentra sul suo sguardo azzurro che sembra nato per il vaticinio. Al centro della storia c’è l’abilità manuale come veicolo (non arma!) di riscatto, e le mani da lavoratore di Thiéry, che “possono fare i cosiddetti miracoli”, come scrive Grin, raccontano da sole tutto un vissuto leggendario.
Le vele scarlatte è una fiaba semplice e antica, raccontata secondo codici scomparsi, fedele a ritmi e relazioni che non ci sono più, e che invece sarebbe importante ritrovare. La regia di Marcello accarezza con gentilezza ed empatia i suoi personaggi, li racconta senza fretta, li circonda di un’atmosfera sospesa ma anche ben radicata nel reale. Il suo Rapahel è, come lui, un artista che non si esprime in parole ma in gesti, che produce note musicali (bellissimo il commento sonoro di Gabriel Yared) e giocattoli creati per nutrire quell’immaginazione che l’epoca e le circostanze negano alle persone. E il potere dell’immaginazione si rivela il vero eroe della storia. (MYmovies)